Gli interessi passivi rappresentano la quota che il mutuatario deve pagare alla banca per l’utilizzo dei fondi ottenuti tramite il mutuo. Contrariamente agli interessi attivi, che costituiscono un guadagno per la banca, quelli passivi si configurano come una spesa per il mutuatario.
Gli interessi passivi si distinguono in:
- convenzionali, pattuiti al momento della stipula del mutuo per remunerare la banca
- moratori, applicati in caso di ritardo nei pagamenti delle rate, sia come compensazione per il mancato guadagno della banca sia come disincentivo ai ritardi di pagamento
La loro principale funzione è di remunerare l’istituto di credito per il capitale messo a disposizione del cliente e vengono calcolati sulla base dell’importo prestato, pagati regolarmente tramite le rate del mutuo.
Nel piano di ammortamento, fornito al momento della stipula del contratto, sono chiaramente indicati gli interessi passivi, insieme all’importo di ogni rata e la suddivisione tra quota capitale e interessi.
La possibilità di dedurre una parte degli interessi passivi dipende dalle normative fiscali e dalla situazione specifica del mutuatario. In alcuni paesi, come l’Italia, gli interessi passivi per l’acquisto della prima casa possono essere soggetti a detrazioni fiscali, alleviando il carico fiscale del mutuatario.
È importante notare che gli interessi passivi non possono superare il tasso di usura, una protezione fondamentale per i mutuatari, stabilita dalla Banca d’Italia.
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