Quello che ci aspetta sarà un autunno caldo un po’ per tutti i settori economici. Ma lo sarà in particolare per le professioni.
Ormai dall’inizio di questa crisi globale, Le Fonti Legal ha sottolineato a più riprese l’assenza di interventi emergenziali, da parte del governo, per i 2,3 milioni di professionisti ordinistici italiani, che rappresentano oltre il 12 per cento del totale degli occupati. Un vuoto pneumatico che non verrà colmato neanche con il Dl Agosto. Gli appelli e le proposte, da parte degli organismi di rappresentanza delle professioni, sono sempre caduti nel vuoto, e le (poche) misure prese dall’Esecutivo sono arrivate sul filo di lana, con interventi“tappabuchi”, privi di qualsiasi forma strutturale. A certificare il clima da da “sfida all’Ok Corral”, l’“affaire” scadenze fiscali: i commercialisti in questi giorni stanno affrontando il numero “monstre” di oltre 200 adempimenti da rispettare nel giro di due settimane. A nulla è servito il grido d’allarme lanciato dal Consiglio nazionale e dai sindacati di categoria, che hanno chiesto di rinviare i versamenti del 20 luglio. Risultato: proclamato lo stato di sciopero a oltranza della categoria, che partirà con le comunicazioni Lipe del 16 settembre e che andrà avanti con tutte le successive scadenze fiscali.
A sostegno dei commercialisti si sono schierate tutte le altre professioni, rappresentate da Cup (professioni giuridico-economiche) e Rete delle professioni tecniche. Segno che il vaso è ormai ben oltre dall’essere colmo. Ma anche i consulenti del lavoro hanno deciso di protestare: scendendo in piazza a Montecitorio per presentare ai parlamentari un dossier su cosa non ha funzionato in materia di ammortizzatori sociali e sulle criticità burocratiche affrontate in questi mesi per far fronte alle esigenze di imprese e lavoratori. Secondo la categoria, le norme adottate dal governo sarebbero “incongruenti” e le istruzioni contenute nelle circolari “intempestive”. Tra le proposte, quella di individuare un ammortizzatore sociale unico con causale Covid-19 per tutte le indennità collegate all’emergenza sanitaria, la predisposizione di un quadro normativo chiaro e stabile e di procedure informatiche semplici e la creazione di una “cabina di regia” di alto valore tecnico-giuridico.
Alla base, c’è sempre la richiesta, da parte dei professionisti, di avere voce in capitolo nelle scelte del governo. Un obiettivo spiegato bene dalla presidente del Cup, Marina Calderone, nell’intervista rilasciata su questo numero di Le Fonti Legal, in cui ha enunciato le priorità del comparto: liquidità e semplificazioni. Con un monito: basta disparità di trattamento con le imprese. Al momento, l’unico strumento di “aiuto” messo sul piatto dal governo, è il “bonus 600 euro”, che hanno richiesto circa 500 mila professionisti:uno su quattro.
Professionisti esclusi, invece, dal contributo a fondo perduto, dalle misure di sostegno per la riduzione del rischio contagio sul luogo di lavoro, dai contributi Inail per l’acquisto di dispostivi elettronici per l’isolamento e il distanziamento dei lavoratori. Insomma, se due indizi fanno una coincidenza, tre fanno una prova. E la prova è il disinteresse totale del governo nei confronti delle professioni. La posta in gioco però è alta: a rischio chiusura ci sono moltissimi studi professionali in difficoltà. E sarebbe un duro freno alla “ripartenza”.