La Certificazione di Parità di Genere è diventata un elemento cruciale per le aziende italiane che desiderano dimostrare il loro impegno verso l’uguaglianza di genere. Questo strumento non solo favorisce una cultura aziendale inclusiva, ma offre anche una serie di benefici fiscali e contributivi. In questo articolo, esploreremo gli aspetti principali della certificazione, i requisiti per ottenerla e i vantaggi associati, nonché le conseguenze del mancato rispetto delle normative.
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Cos’è la certificazione di parità di genere
La Certificazione di Parità di Genere è stata introdotta per promuovere l’uguaglianza tra uomini e donne sul posto di lavoro. A partire dal 1 gennaio 2022, le aziende devono adottare politiche attive per ridurre il divario di genere in diversi ambiti, tra cui le opportunità di carriera, la parità salariale e le politiche di gestione delle differenze di genere.
Requisiti per la certificazione
Per ottenere la certificazione, le aziende devono soddisfare i parametri stabiliti nella Prassi di riferimento UNI/PdR 125:2022. Questa norma definisce i criteri minimi che le aziende devono rispettare in termini di uguaglianza di genere. La conformità è valutata da organismi accreditati secondo il regolamento (CE) n. 765/2008.
Coinvolgimento delle rappresentanze sindacali
Per mantenere la certificazione, le aziende devono coinvolgere annualmente le Rappresentanze Sindacali Aziendali (RSA) e i consiglieri territoriali e regionali di parità. Questi soggetti devono esprimere le loro valutazioni attraverso controlli interni e verificare il rispetto delle norme UNI/PdR 125:2022.
Benefici della certificazione
Il possesso della Certificazione di Parità di Genere comporta una serie di benefici per le aziende.
Esonero contributivo
Uno dei principali vantaggi è l’esonero dal versamento dei contributi previdenziali a carico del datore di lavoro, fino a un massimo dell’1% e con un limite di 50.000 euro per azienda. Questo esonero non include i premi e i contributi dovuti all’INAIL e altre contribuzioni non previdenziali.
Punteggio premiale
Le aziende certificate ricevono anche un punteggio premiale nella valutazione delle proposte progettuali per la concessione di aiuti di Stato. Questo vantaggio può essere determinante per ottenere finanziamenti europei, nazionali e regionali.
Il rapporto biennale sulla parità di genere
Il Rapporto Biennale sulla Parità di Genere è uno strumento fondamentale per monitorare l’uguaglianza di genere nelle aziende. Deve essere redatto e inviato telematicamente al Ministero del Lavoro entro il 20 settembre 2024 e successivamente ogni due anni entro il 30 aprile.
Contenuti del rapporto
Il rapporto deve contenere dati dettagliati sulla situazione occupazionale e salariale del personale maschile e femminile. Include informazioni su assunzioni, promozioni, formazione, retribuzioni, passaggi di categoria, licenziamenti, pensionamenti e altre condizioni lavorative.
Conseguenze del mancato adempimento
Il mancato invio del Rapporto Biennale entro i termini prescritti comporta una serie di sanzioni.
Sanzioni amministrative
Se un’azienda non presenta il rapporto, l’Ispettorato del Lavoro invita a provvedere entro 60 giorni. In caso di inadempimento, sono previste sanzioni amministrative da 515 a 2.580 euro. Se l’inadempienza si protrae per oltre 12 mesi, l’azienda perde i benefici contributivi per un anno.
Verifica della veridicità
L’INL verifica la veridicità dei rapporti presentati. In caso di falsità o incompletezza, l’azienda può essere sanzionata con multe da 1.000 a 5.000 euro.
Implicazioni per il PNRR e il PNC
Le aziende che partecipano a progetti finanziati dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e dal Piano Nazionale per gli Investimenti Complementari (PNC) devono rispettare ulteriori obblighi.
Relazione di genere
Le aziende con almeno 15 dipendenti devono presentare una Relazione di Genere sulla situazione del personale entro sei mesi dalla conclusione del contratto. Il mancato rispetto di queste norme comporta penali e l’esclusione dalle procedure di affidamento per 12 mesi.
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