Incentivare gli investimenti e puntare su finanziamenti statali agevolati e su strumenti di detassazione. Senza sottovalutare l’importanza del confronto tra contribuente e Istituzioni. È questa per Umberto La Commara, socio fondatore di La Commara & Partners, la strada da intraprendere per portare le imprese fuori dall’impasse.
Come valuta le misure anticrisi messe in campo fin qui dal Governo in materia fiscale? Sono state adeguate o servirebbe un intervento più strutturale?
Le misure adottate nel corso del 2020 non possono che essere salutate con favore, avendo comportato sospensioni, proroghe e rinvii, cancellazione e riduzione di imposte oltre ad incentivi e ristori a fondo perduto. Da non tralasciare anche le misure a sostegno della patrimonializzazione e quelle che consentono allineamenti dei valori fiscali a quelli civilistici di grande favore o rivalutazioni con vantaggiose possibilità di riconoscimento fiscale. Finora è stato inevitabile il prolungamento del blocco dei licenziamenti ma al riguardo è necessario riadottare al più presto un approccio fisiologico. È evidente che si tratta di interventi di natura emergenziale e che, come tali, non sono suscettibili di apportare correttivi di sistema; questi interventi strutturali non potranno tardare una volta usciti dal momento pandemico, momento in cui sarà indispensabile proseguire sul solco dell’elasticità del confronto fisco-contribuente tracciata, ad esempio, con le nuove norme sulla transazione fiscale.
Quali interventi di natura fiscale potrebbero agevolare le imprese e favorirne il rilancio?
Non v’è dubbio che il rilancio economico e del tessuto imprenditoriale passi, in primis, per un nuovo pacchetto di contributi a fondo perduto alle imprese, molte delle quali, in caso contrario, non avrebbero le risorse necessarie per risollevarsi dal baratro; sono determinanti anche provvedimenti che consentano l’accesso al credito a condizioni agevolate. Presupposto imprescindibile è che le misure di questo tipo non siano “finanziate” anche mediante l’aumento della pressione fiscale, diretta o indiretta che sia. La base di tipo “assistenziale” deve necessariamente essere coniugata con l’adozione di scelte legislative volte ad incentivare gli investimenti, anche mediante strumenti di detassazione variamente modulati. Assumono interesse di enorme rilievo le misure idonee a stimolare la crescita delle risorse destinate ad innovazione, ricerca e sviluppo: in tal senso è opportuna l’implementazione dei crediti di imposta per gli affitti degli immobili strumentali o per gli aumenti di capitale in relazione ai quali i requisiti che le società devono possedere ex lege sembrano, ad oggi, eccessivamente stringenti. Ciò fa emergere la necessità che il sostrato su cui la ripresa può essere costruita è solo quella della maggiore fiducia tra Fisco e contribuente, anche nell’ottica di una più concreta ed effettiva applicazione dei principi di cui allo Statuto dei diritti del contribuente che è oramai in vigore da oltre 20 anni. Non si può che accennare anche alla necessità di uno sforzo per sostenere le assunzioni. La cornice entro cui operare deve essere quella di un sistema in cui la pressione fiscale sia debitamente temperata con particolare riguardo alla riduzione del cuneo fiscale.