Nei prossimi mesi sarà prioritario gestire l’emergenza liquidità e normalizzare le erogazioni. A sostenerlo è Ramona Corti, partner dello Studio Professionale Associato Corti Fumagalli Giobbi, che mette in luce le criticità di ristori e detrazioni.
Come valuta le misure anti crisi messe in campo fin qui dal Governo in materia fiscale? Sono state adeguate o servirebbe un intervento più strutturale?
I provvedimenti anticrisi adottati dal Governo, pur con le attenuanti del caso, iniziano a mostrare molti limiti. Le misure più rilevanti avrebbero dovuto essere i ristori che, anche senza tener conto di tempi di erogazione, appaiono mal congegnati in quanto ancorati al delta di calo di fatturato di un mese particolare prescindendo dall’impatto dell’intero periodo pandemico, penalizzando attività con flussi di ricavi ciclici o stagionali, come palestre o operatori della montagna. È apprezzabile il tentativo di incentivare con detrazioni ad hoc la capitalizzazione delle imprese, con diversi vantaggi fiscali a seconda del soggetto patrimonializzato. I limiti, in questo caso, sono emersi soprattutto in sede attuativa. La detrazione del 50% per gli investimenti in startup, che prendiamo ad esempio in quanto area che ci vede particolarmente attivi, si è scontrata con il provvedimento attuativo emanato dal Mise e che non prende in considerazione la prassi operativa del settore, in cui gli investimenti sono spesso fatti attraverso veicoli che raccolgono gli investitori o crowdfunding. Entrambe le modalità di investimento sono state escluse dall’incentivazione anche se si spera in un cambiamento con l’avvicendamento dei ministri. Quanto alla seconda parte della domanda, è evidente che un intervento strutturale sarebbe stato preferibile rispetto a tante norme di dettaglio.
Quali interventi di natura fiscale potrebbero agevolare le imprese e favorirne il rilancio?
All’uscita della crisi la vera sfida sarà la ripartenza. Per metterla in moto occorrerà, a nostro avviso, tenere innanzi tutto conto delle necessità degli operatori a partire dalle Pmi che, verosimilmente, si troveranno ad affrontare un’emergenza di liquidità. In tale contesto non sembrerebbe fuori luogo ragionare su una dilazione dei pagamenti con versamento dei soli interessi legali. Malgrado le prime indiscrezioni, il Decreto Sostegno non ha introdotto una tale possibilità. Il Decreto Sostegno ripara a certe storture che, per la fretta in fase di redazione, affliggono certi decreti passati. In particolare, cerca di normalizzare quanto verrà erogato, tenendo conto di periodi di osservazione più ampi rispetto a quelli adottati in precedenza. In ottica migliorativa e tenendo in debita considerazione la difficoltà tecnica, ci si sarebbe forse aspettati un trattamento più favorevole per i settori che per la pandemia sono stati costretti a chiudere o a rivoluzionare la propria attività, come la ristorazione, rispetto a quelli che hanno subito la crisi generalizzata che stiamo vivendo. Dal lato operativo occorrerà chiarire in modo inequivocabile le conseguenze che la pandemia avrà sulle dichiarazioni dei redditi dei contribuenti relativi ai periodi 2020 e seguenti, prendendo in considerazione tutti gli aspetti della normativa tributaria in modo tale da garantire la certezza nella sua applicazione.